Intervista ad Alberto Granado | OLTRE LA DANZA MACABRA di Luisa Morgantini | Intervista ad Gino Strada | Intervista ad Hugo Ramo Milanes |
A.R.C.I.
Associazione ricreativa e culturale italiana
(a cura di Raffaele Aprea)
Forse poco nota,
sicuramente poco pubblicizzata da media piccoli o grandi, ma certamente
una delle realtà più presenti sul territorio italiano e nelle istituzioni,
pronta ad interloquire con esse, per difendere i diritti dei cittadini; si
tratta dell’ARCI, acronimo di Associazione Ricreativa e Culturale
Italiana.
Le radici di questa associazione che, sempre in
prima linea e senza indugiare, si schiera dal lato dei più deboli, affonda
nella storia del secolo scorso con le Società di Mutuo Soccorso;
attraverso gli anni ed i mutamenti è cambiata molto e per capire meglio
cos è abbiamo provato a parlarne con Giovanna Maciariello, consigliere
provinciale del comitato provinciale dell’ARCI per la provincia di
Caserta.
L’arci è un’associazione che si definisce autonoma ed
indipendente, ma da chi o da cosa è indipendente? L’ARCI è indipendente dai partiti politici e dalle istituzioni; in questo senso va inteso il concetto di autonomia ed indipendenza. Essa ha un proprio statuto una propria linea politica, delle proprie strategie progettuali. Siamo una delle principali organizzazioni del terzo settore che siede a tavoli istituzionali di concertazione al pari altri enti istituzionali come sindacati, confcommercio o la confindustria ecc.. al fine di trattare i vari problemi di questo Paese.
Cosa s’intende per promozione sociale? Le azioni di promozione sociale sono diversificate e sono state definite dalla legge 383. Con essa sono state identificate e caratterizzate le associazioni di promozione sociale. In generale il ventaglio di azione delle associazioni che fanno promozione sociale è amplissimo, va dai temi della cittadinanza attiva, ai temi della promozione culturale e sociale ai temi della partecipazione. Quindi tutti gli strumenti le progettualità e gl’interventi da un punto di vista politico che possono mettere in campo le associazioni di promozione sociale, vanno in direzione di una successiva declinazione dei temi di cui prima.
Cittadinanza attiva…cos è? È un modo di rapportarsi a quello che le persone vivono quotidianamente, ovvero i percorsi di diritto ed i percorsi di dovere dei cittadini all’interno di un qualsiasi ambiente in cui essi vivono sono caratterizzati dalla consapevolezza di quello che essi stanno facendo, dalla volontà di farlo e dalla volontà di perseguirlo. Per cui, il concetto di cittadinanza attiva non è altro che l’unione delle capacità dei vari cittadini di mettere a sistema le loro risorse attraverso le leggi ed il rispetto convivenza civile che caratterizza il vivere insieme sociale. L’ARCI è indipendente dalla politica ma occupandosi
della collettività, in qualche modo svolge un’azione che ha delle forti
analogie con la politica. Da cosa nasce il bisogno di essere
indipendente? La differenza tra impegno civile e politico; maggiore
“libertà” quando si tratta d’impegno civile,mentre quello politico e più
organizzato? credo che l’impegno civile sia maggiormente trasversale rispetto a quello politico in senso stretto, ma questo dipende molto da una nostra decodifica culturale della politica. In quanto spesso la intendiamo come soggettività collocata all’interno di rappresentazioni istituzionali. In realtà se la politica fosse intesa così come è stata concepita, diciamo tremila anni fa dai greci, sarebbe una forma di cittadinanza attiva. Ovviamente quando essa si struttura in luoghi di potere diventa anche altro. L’impegno civile consente di avere anche un livello di partecipazione che non è prettamente istituzionale né gerarchizzato ma può essere di tipo trasversale e complessivo. L’ARCI nasce come associazione per la promozione della
coesione sociale. La coesione sociale cos è? L’Arci è impegnata nella promozione e la diffusione dell’associarsi dei cittadini. Siamo nati dalle società di mutuo soccorso sul finire del ‘900, l’atto fondativo è arrivato nel 1957 dopo la rottura delle organizzazioni giovanili del fascio ed in contrapposizione ad esse . in quegl’anni c’era un’esigenza forte di attività di natura culturale; questo è stato l’humus che permesso la nascita dell’ARCI. Rispettare l’articolo della Costituzione che invita e tutela l’associarsi dei cittadini, riteniamo possa essere fattore di coesione sociale. Oggi viviamo in una società da molti definita globalizzata che produce disgregazione su diversi fronti, dal lavoro, all’economia, fino ai rapporti umani. Basta considerare al precarizzazione del lavoro che non permette più un rapporto sindacale come era stato immaginato circa dieci o quindici anni fa. Queste dinamiche incidono sia direttamente che indirettamente sulla vita di un persona. Il cambiare lavoro tre o quattro volte in un anno non consente di avere quelle relazioni sociali che una volta potevano durare per un’intera vita. Intendiamo per coesione sociale un modo di operare,secondo quanto già detto circa le associazioni di promozione sociale, che tenti di arginare questi fenomeni di disgregazione. È possibile,del resto, realizzare forme di coesione
sociale attraverso politiche, anche di respiro comunale, orientate allo
sviluppo di nuove forme di assistenza e promozione sociale. I media omogeneizzano o creano coesione
sociale? Dal punto di vista della nostra associazione i media sono uno strumento e quindi non hanno un potere diretto ma le persone che usufruiscono di questo strumento utilizzano il potere di questo come meglio credono. In realtà il potere dei media non esiste, siamo noi che diamo potere ai media. Dal nostro punto di vista i media non sono solo la radio o la televisione ma anche nuove forma di comunicazione come internet o l’uso del computer fatto in una certa maniera. Sicuramente quello che ci poniamo come obiettivo è quello di non dare per scontato l’utilizzo che dei media si fa e non dare per scontato l’effetto che i media hanno sulle persone che li utilizzano. Quindi i media non fanno né coesione sociale né omogeneizzano, possono essere un ottimo strumento per orientarsi nel mondo ed un ottimo strumento d’indipendenza. Dipende da come vengono usati, dal tipo di lettura che le persone fanno nell’utilizzo dei media stessi. Per esempio se decido di lavorare con i bambini e decido di utilizzare i media, può essere un’ottima scelta, essi imparano a conoscere il mezzo e si rapporteranno con esso in maniera più consapevole rispetto a come e quanto avrebbero potuto fare se usufruissero dello stesso mezzo in maniera autonoma e sin dalla tenera età.
Nel sito si legge
che l’ARCI è intenta a lottare contro l’esclusione sociale. Nello statuto,
come del resto è giusto che sia, sono previsti meccanismi di tutela come
l’espulsione. Quest’ultima da un punto di vista strettamente meccanico è
una forma d’esclusione. Premesso che i meccanismi di autotutela sono
indispensabili, e stralciando quindi il banale antitetico rapporto tra
meccanismo di tutela ed esclusione, cosa s’intende per lotta
all’esclusione? Per esclusione sociale intendiamo quell’atteggiamento culturale per cui tutti coloro che non rientrano in certi canoni, “di normalità”, subiscono delle forme di deriva, di devianza o di etichettatura sociale in termini di escluso. Questo tipo di rappresentazione culturale delle diversità noi lo rifiutiamo. Da un certo punto in poi il termine esclusione o dualmente inclusione, non ha più senso in virtù dell’intento di voler comprendere i fenomeni e non di giudicarli. Infatti le persone apparentemente escluse, donne immigrate, persone detenute, bambini devianti ecc… non sono esclusi da noi, ma subiscono alcune forme di etichettamento tali da perdere dei diritti rispetto al legame che hanno con il sociale. Il nostro compito è quello di ricostituire sistemi di rete e di relazioni affinché possano fare dei percorsi di diritto in modo da essere inclusi all’interno di un modello sociale non già etichettato, ma magari cambiarto in rapporto alla propria diversità. Percorsi di diritto??…cosa sono? Sono dei percorsi che legano le persone alla coerenza con quello che fanno e quello che dicono. Il volontariato supplisce i vuoti della politica? Si ! ma non dovrebbe assolutamente essere così! Purtroppo a volte svolgiamo questo ruolo e qualche volta suppliamo anche i vuoti del pubblico che influenzato dalla politica si svuota di contenuto. Questo non va bene, noi siamo consapevoli di questo improprio. Spesso il conflitto che né deriva con le istituzioni, con le quali noi collaboriamo, nasce proprio da questo fenomeno. Le istituzioni tendono a delegarci mentre il nostro ruolo naturale sarebbe quello di collaborare con esse. Cosa manca alla politica oggi? Diverse cose, manca una referenza esterna, la politica istituzionale è autoriferita, purtroppo essa si è autoconfinata in un’autodescrizione. Ridefinire la politica come forma di soggettività politica di partecipazione della cittadinanza si avvicinerebbe molto al nostro modo di concepire la politica. Purtroppo oggi le manca la base, il rapporto di coerenza tra la teoria e la prassi, le manca una forma di etica che garantisce i rappresentati dai rappresentanti. Questo scollamento produce un disinteresse dei rappresentati e quindi un’assenza dei cittadini dalla partecipazione politica. Tu che ti occupi di cooperazione internazionale puoi
fare una differenza tra Italia ed altri paesi esteri? Purtroppo non conosco in maniera approfondita molto lontane da quella italiana, ma credo che molto dipenda dalla storia culturale del paese. Le forme di rappresentatività che si trovano in Francia o Inghilterra sono assolutamente diverse rispetto a quelle che si vivono in Italia. Cosa importeresti dall’estero? Ci sono forme di cooperazione da cui gl’italiani potrebbero solo imparare come per il modello francese o quello inglese, in cui ci sono delle buone pratiche dal punto di vista della logistica del recupero fondi ecc…. Bisogna però dire che molte grandi organizzazioni aderiscono ad un modello di cooperazione che è prevedibile e quindi anche se fanno delle ottime cooperazioni non disturbano minimamente i poteri forti. Anche se noi siamo molto piccoli, se riunissimo tutte ONG italiane non raggiungeremmo una ONG inglese, questo ci permette di avere diversi stili di cooperazione a seconda della aree culturali e politiche di riferimento. Quello che noi potremmo esportare è una capacità creativa e critica e politica di ridimensionare le forma d’intervento e cooperazione. Per esempio in Italia c’è l’idea di ristabilire un contatto tra tutti gli operatori che si occupano politica internazionale e fare in modo che gl’interventi non siano più scollegati tra di loro ma che abbiano una logoca politica oltre che interventista. In modo da rispettare i ruoli al fine di una più corrtta organizzazione ed una più efficiente azione d’intervento. ARCI è acronimo di ? Associazione Ricreativa e Culturale Italiana. |